mercoledì 22 marzo 2006

Peli di cazzo

Stai lì, in piedi, con il pene tra le mani, stai urinando già da qualche minuto e vaghi con lo sguardo, avanti, in alto, di nuovo avanti.
Le ultime gocce. Te lo sgrulli, con fermezza, quando la tua attenzione viene carpita da un dettaglio: un pelo, nero, arricciato.
Ti fermi a osservarlo. E' proprio un pelo. Un pelo di un cazzo. E non è il tuo. Un pelo di un cazzo di uno sconosciuto.

Ora è tutto chiaro.
Stai al cesso del bar della stazione della metropolitana Anagnina. Sono le otto meno dieci e sei già in ritardo. Puzzi come un cane morto nonostante ti sia lavato un paio d'ore prima. Hai una cartella a tracollo. Fino a qualche minuto fa la tua vescica stava scoppiando.

Sei stato 40 minuti in metropolitana, in piedi, sbatacchiato di qua e di là da una massa informe di persone.

Hai corso per prendere la metro, e l'hai persa. Hai aspettato il convoglio successivo, ma era pieno. Troppo pieno. Quando si sono aperte le porte, i vagoni hanno rigurgidato persone, ma non è bastato. Hai aspettato un altro convoglio ancora. Era pieno anche questo, ma non potevi esitare. Sei entrato, in qualche modo.

Prima ancora, sei stato un'ora su un interregionale. Non c'era posto a sedere, sei rimasto nella cabina d'ingresso, poggiato al palo centrale.
C'erano altre 10 persone, quasi tutte taciturne, ovviamente. Due ragazze stranamente avevano voglia di chiacchierare. Hai ascoltato i loro discorsi insulsi.

Ti sei alzato che era ancora buio.
Ti sei svegliato stanco.

Tutto questo,
per vedere
un pelo
di cazzo
di uno sconosciuto.

Ti chini quasi a novanta gradi. Un singolo conato e vomiti quel poco che avevi nello stomaco.

Ti pulisci le labbra con il dorso della mano.
Ti sistemi i pantaloni.

Esci dal cesso, poi dal bar, senza guardare in faccia nessuno.
Quel sapore schifoso persiste nella bocca.

Sali le scale, eviti di guardare l'elemosinante.

Arrivi alla fermata del bus e aspetti.