lunedì 12 marzo 2012

Provincia parallela

Ad esempio, poi, c'è quel tipo, quello alto, biondastro, capelli lunghi. Tre anni fa non esisteva, o almeno io non l'avevo mai incontrato, e quindi non esisteva. Poi, da allora, ogni volta che torno in provincia, lo incontro. Vedo con più costanza lui che i miei amici più cari. È sempre al bancone di un qualche locale che frequento, scola una birra dietro l'altra e questo, di solito, basta a farmi simpatia, ma con lui no, non so perché, saranno i capelli biondi, o il tono della voce. In questi tre anni mi è capitato spesso di parlargli e due o tre sere ci siamo sbronzati insieme. Di lui so che conosce molte persone che anch'io conosco e che ha una sorella, piccola ma maggiorenne, che lui dice essere molto carina e un po' troia, della quale è molto geloso e a volte, dice, può diventare anche violento. Ma non ho la più pallida idea di chi sia, la sorella. Anche perché proprio non riesco a imparare come si chiama, lui, non la sorella. Se devo indicarlo, è quello biondastro, grosso, seduto al bancone, spesso ubriaco, soprattutto dopo mezzanotte. E la gente, in genere, capisce. O al più si confonde con qualcun'altro di quelli seduti al bancone, spesso ubriachi. Ma non è importante: l'arredamento, seppur parlante, è sempre arredamento, e distinguere tra due sgabelli non cambia poi molto il succo del discorso. Io so di non avergli mai detto un cazzo di me: al massimo due chiacchiere sul gruppo che aveva appena finito di suonare, oppure il disappunto per il mio cocktail fatto davvero troppo male questa volta. Ma lui sa come mi chiamo, sa chi frequento, sa che non ho sorelle troie che può scoparsi. È perfino convinto di sapere come la penso su questo argomento o su quell'altro. In poche parole: lui ha un'opinione su di me. Pensavo che questo è fantastico. In provincia è del tutto superfluo essere riservato. Le persone si tramandano convinzioni infondate e questo risparmia molte seccature: non serve costruirsi vite parallele, ma basta osservare nello specchio degli occhi altrui il modo in cui si viene percepiti e cercare di non contraddire mai quella identità che è stata attribuita. Non serve alcuna coerenza né nelle parole né nelle azioni: la provincia è come un costante fluire d'acqua che leviga ogni spigolatura. Quando non ho proprio un cazzo da fare cerco di capire la genesi di queste convinzioni. Qualche volta ci riesco e questo, in genere, mi provoca degli ampli sorrisi.

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