lunedì 30 maggio 2016

Elezioni

Domenica. Era soltanto ieri.
Leggero mal di testa d'ordinanza, umore irritabile, noia, caldo, una vaga sensazione di estraniamento dalla contemporaneità.
E' tardo pomeriggio quando esco di casa con le solite domande esistenziali come chi sono, dove vado, perchè tra la mia barba nascono e crescono peli bianchi, dove cambio questi venti euro per comprare le sigarette all'automatico.
Arrivo in piazza e tra la folla vedo jeep militari, uomini in alta uniforme e un caccia parcheggiato sotto al comune. Per qualche secondo spero che l'aeronautica abbia occupato la città. Si tratta invece solo dell'esibizione delle frecce tricolori.
In realtà sono quelli che distribuiscono volantini elettorali che si apprestano a conquistare il potere.
Più in là, appena fuori dal centro, c'è un bar che fa angolo. Un "Ciao Marco!" interrompe il mio girovagare. Saluti, strette di mano, un paio di frasi di circostanza e poi mi chiede: "Ma perchè la sinistra quest'anno non si presenta?"
Sarà la decima volta che mi sento rivolgere questa domanda in questi giorni.
Essenzialmente non lo so. Tutte le volte mi sento in imbarazzo. Anche perchè poi potreste chiedermi "ma come mai non ti interessi più?" e non ho voglia di darvi una risposta che sarebbe lunga, personale e, sinceramente, confusa. Comunque i peli bianchi della mia barba non c'entrano.
Di positivo c'è che finalmente abbiamo la soluzione al dilemma di Nanni Moretti: ci si nota di più se non andiamo, piuttosto che se andiamo e ci mettiamo in disparte.
Farfuglio qualcosa che non ricordo neanche e svicolo velocemente con "E tu invece? Non ho visto in giro tuoi manifesti, non ti candidi?"
"Certo!" mi fa lui "Mi candido con..."
Mille flashback attraversano la mia testa tutti insieme. La mimica facciale è fuori controllo.
Ripenso a qualche sera prima, dopo la seconda birra, scherzavo con qualche amico dicendo che se avessi avuto 16 anni sarei andato in giro per la città tutta la notte con un pennarello, a mettere un bel punto interrogativo dopo il nome di un partito che si presenta alle elezioni con serie chance di vittoria.
Perchè, seriamente ragazzi, ma che c'entriamo noi?
Noi, nati e cresciuti 70 km a sud di Roma ladrona?
Noi, con Salvini?
Quasi mi avesse letto nel pensiero, inizia la più classica delle excusatio non petita: "Tu mi conosci, io non sono mai stato leghista e mai lo sarò ma..."
Roba da non crederci, mi sta imbastendo un'analisi politica, e sembra convinto davvero.
Si, hai ragione, io ti conosco, facevi le elementari nella mia stessa scuola, abitavi dall'altra parte del mio marciapiede, hai parenti che parlano qualcosa che assomiglia al napoletano, quando eri adolescente attaccavi manifesti per il fronte della gioventù e io aspettavo che tu e i tuoi camerati ve ne andaste per staccarveli.
Non è difficile capire come ci sei arrivato a Salvini, ma io resto comunque senza parole.
Infatti non dico niente, ascolto il lungo pistolotto, pesco nell'armamentario delle frasi di circostanza quelle più adatte a congedarmi e vado via.
Prima però mi faccio dare un santino, voglio un ricordo di questo incontro.
Sopra c'è scritto qualcosa su gli "antichi valori". Deve far riferimento all'antica tradizione leghista di Latina, probabilmente.
Torno verso casa mia, sovrappensiero.
C'è qualcosa di peggio dei peli bianchi della barba.
Chissà da dove nasce questa esigenza di importare fascisti padani a Latina.
I fascisti nostrani non ci bastavano più?
Nessuno usa uno slogan tipo "fascisti a casa nostra"? A questo punto capirei, davvero.
Continuo a sperare in un golpe dell'aeronautica. Per fortuna domani è lunedì.

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